L’approvazione è arrivata, la firma è stata fatta… e ora? Inizia l’attesa del saldo, spesso accompagnata da un mix di emozioni: sollievo, impazienza, ma anche ansia e dubbi.
Ma facciamo un passo indietro: come ci si arriva, all’approvazione? E perché l’ansia è così frequente, anche nei clienti più esperti?
In questo articolo proviamo a fare chiarezza, basandoci sulla nostra esperienza diretta.
1. Dalla documentazione all’approvazione: solo l’inizio del percorso
Molti clienti pensano che, una volta consegnati i documenti, “ormai il prestito è fatto” e si aspetti solo il bonifico.
Ma non è così.
Per arrivare all’approvazione della cessione del quinto servono:
- documenti personali (carta d’identità, tessera sanitaria, ecc.);
- buste paga, CUD o cedolini pensione aggiornati;
- estratto del fondo pensione;
- eventuali documenti aggiuntivi come certificati di malattia, modelli INPS TE08, ecc.
Spesso il cliente non ha tutto subito, e serve impegno per reperire ciò che manca.
Noi aiutiamo sempre passo dopo passo, ma serve collaborazione: anche richieste semplici, come la scansione della tessera sanitaria o di una busta paga recente, possono bloccare tutto se non vengono prese sul serio.
Poi c’è il certificato di stipendio (o attestato di servizio), che va richiesto all’azienda. Solo dopo aver ricevuto tutto, possiamo inviare la documentazione all’istituto di credito per ottenere l’approvazione vera e propria.
E qui succede qualcosa di tipico:
il cliente si rilassa, pensando che tutto il grosso sia stato fatto.
Ma la verità è che la vera pratica inizia adesso.
📌 Vale la pena dirlo chiaramente: ci sono clienti che riescono a inviare tutti i documenti richiesti nel giro di poche ore, e in quel caso la pratica parte subito. Altri impiegano anche 10 o 15 giorni per raccoglierli tutti, e di conseguenza la loro pratica parte 10 o 15 giorni dopo. La differenza la fa la collaborazione iniziale.
2. L’attesa colpisce tutti, anche i più esperti
Spesso si pensa che l’ansia da attesa riguardi solo chi fa una cessione del quinto per la prima volta. In realtà, anche chi ne ha già fatte molte nella propria vita può provare un senso di frustrazione.
Perché?
Perché un tempo tutto era più semplice, più diretto. Oggi, nonostante la tecnologia abbia accelerato alcuni passaggi, il numero dei controlli è aumentato e con esso anche i passaggi burocratici da superare. Il risultato? I tempi si sono allungati, e l’attesa può sembrare interminabile.
3. Cosa succede dopo la firma?
Chiariamo subito cosa succede una volta firmata la pratica:
- viene notificato il contratto di cessione del quinto al datore di lavoro;
- si attende il rilascio dell'atto di benestare;
- viene emessa la polizza assicurativa;
- solo dopo si procede con l’erogazione del saldo.
Nel caso di rinnovo di una cessione, c’è anche un passaggio in più: l’attesa del conteggio estintivo, che di norma richiede almeno 10 giorni lavorativi. Se poi l’istituto da estinguere rallenta o adotta comportamenti scorretti (purtroppo succede), i tempi si allungano ulteriormente.
E non solo: per procedere con l’estinzione, dev’essere stato pagato almeno il 40% del piano di ammortamento precedente. Questo significa che, anche con tutti i documenti pronti, la nuova cessione non potrà partire prima di una certa data.
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4. Ma può succedere qualcosa che mette a rischio tutto?
La risposta è sì.
È brutto da dire, ma è la verità: finché non si arriva al saldo, una pratica di cessione del quinto è sempre potenzialmente a rischio.
In oltre 25 anni di esperienza, ne abbiamo viste di ogni:
- clienti che cambiano idea all’ultimo minuto,
- aziende che rallentano o bloccano il benestare,
- imprevisti che compromettono la solvibilità del cliente,
- errori nei documenti,
- problemi tecnici o burocratici con le assicurazioni.
Tutto può accadere, ed è proprio per questo che consigliamo sempre di non prendere impegni economici (acquisti, viaggi, anticipi…) fino a che l’erogazione non è avvenuta.
La buona notizia è che, con trasparenza e collaborazione da parte del cliente, questi rischi si riducono al minimo. Noi ci siamo, dall’inizio alla fine, ma serve anche fiducia e pazienza.
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5. Le pressioni non aiutano (e anzi, spesso peggiorano le cose)
Ogni tanto ci capita qualche cliente che, nel pieno della pratica, inizia a pressare pesantemente o minacciare di annullare tutto se non riceve i soldi entro una certa data. Frasi come “se non ho i soldi entro venerdì annullo tutto” non solo sono inutili, ma spesso controproducenti.
È importante capire che non si può comandare una banca come se fosse un bar: non possiamo chiamare l’istituto da estinguere e dirgli “mandateci subito il conteggio estintivo altrimenti il cliente annulla”. Le banche hanno 10 giorni lavorativi di tempo per rispondere, e nella maggior parte dei casi se li prendono tutti.
Prima del decimo giorno non ha senso sollecitare, perché la prassi bancaria prevede 10 giorni lavorativi e non è discutibile. Dopo quel termine, ovviamente sollecitiamo, ma non siamo noi a decidere i tempi.
A complicare le cose, spesso ci sono ritardi dovuti alle informazioni errate fornite dal cliente stesso, o alla mancanza di documenti fondamentali. Ci è capitato, ad esempio, che il cliente ci indicasse come finanziaria in corso un altro istituto, mentre il credito era già stato ceduto a un’altra banca. Questo ha comportato una perdita di giorni preziosi.
In altri casi, siamo stati noi a dover richiedere l’estratto contributivo tramite un patronato, perché il cliente non ce lo aveva fornito: anche qui, inevitabilmente, i tempi si allungano.
Bloccare tutto oggi non accelera nulla. Significa solo ripartire da zero domani, con gli stessi problemi e con ancora più ritardi.
Noi seguiamo ogni pratica con impegno e responsabilità, ma abbiamo bisogno della fiducia del cliente per lavorare bene. Se questa viene meno, è inutile andare avanti. Ma se c’è collaborazione, portiamo ogni pratica fino in fondo, con la massima cura possibile.
6. Quindi, quanto tempo ci vuole davvero?
Diciamo sempre la verità, anche quando non è comoda: una cessione del quinto può richiedere dai 10 ai 30 giorni lavorativi.
Ma salvo casi davvero semplici e favorevoli, non è possibile stabilire una data precisa a priori.
Dipende da:
- quanto è collaborativa l’azienda del cliente,
- i tempi della banca o finanziaria da estinguere (se si tratta di rinnovo),
- la compagnia assicurativa,
- eventuali pause festive o disguidi tecnici,
- e molti altri fattori specifici della situazione del cliente: documenti mancanti, dati errati, pratiche precedenti ancora in corso, necessità di chiarimenti da parte dell’assicurazione, ecc.
Purtroppo sappiamo che non tutti lavorano con la stessa trasparenza. Ci capita spesso di assistere clienti che arrivano da consulenti che, fin dall’inizio, hanno garantito tempi certi e approvazione assicurata… salvo poi sparire nel nulla a metà pratica.
Noi lavoriamo in modo diverso: preferiamo dirti fin da subito cosa aspettarti, anche se può sembrare meno rassicurante, perché crediamo che sia meglio affrontare la realtà che inseguire promesse facili.
Questo nostro approccio a volte ci penalizza rispetto a chi “rassicura” il cliente a ogni costo, ma è anche ciò che ci ha permesso di costruire fiducia nel tempo.
7. Conclusione – Un passo alla volta, con trasparenza
L’attesa del saldo è un momento delicato.
Per qualcuno è una liberazione che sta per arrivare, per altri una necessità urgente.
Noi comprendiamo entrambe le cose.
La nostra promessa è non illudere, non forzare, non affrettare a scapito della qualità.
Preferiamo dire la verità, anche quando è scomoda, perché credibilità e rispetto sono i valori su cui si fonda Finimprest.
Ed è importante sottolinearlo: anche per noi è interesse che la pratica si concluda positivamente, perché il nostro compenso è legato al buon esito dell’operazione. Un po’ come un avvocato che viene pagato solo se ti fa vincere la causa.
Proprio per questo motivo non intraprendiamo mai pratiche che riteniamo non fattibili sin dall’inizio. Se decidiamo di seguirti, è perché abbiamo valutato che ci sono le condizioni per portare a termine il lavoro con successo.
Domande frequenti (FAQ) sull’attesa del saldo nella cessione del quinto
La tempistica può variare dai 10 ai 30 giorni lavorativi. Dipende da diversi fattori come la rapidità dell’azienda nel rilasciare il benestare, la risposta dell’istituto da estinguere (se c’è un rinnovo), la gestione della polizza assicurativa e la documentazione fornita dal cliente.
In alcuni casi, soprattutto nei rinnovi programmati con largo anticipo, è possibile indicare una data orientativa basata su elementi oggettivi (es. una data minima per l’estinzione).
Ma è importante ricordare che non tutte le situazioni sono uguali: se mancano ancora documenti o dipendiamo da risposte di terzi (banca, datore di lavoro, assicurazione), nessuno può garantire con certezza un giorno preciso.
Il nostro approccio è sempre lo stesso: ti diciamo cosa è realistico aspettarsi, senza creare false aspettative.
Perché l’istruttoria deve dimostrare che ci sono le condizioni per concedere il finanziamento. Anche un documento apparentemente secondario (es. la tessera sanitaria scaduta) può rallentare l’istruttoria.
Purtroppo non possiamo costringerli a rispondere prima dei termini. Ad esempio, per i conteggi estintivi la legge prevede 10 giorni lavorativi e molte banche si prendono tutto il tempo.
Purtroppo sì. Capita che certi consulenti promettano tutto per ottenere la firma e poi scompaiano quando la pratica si complica. Noi lavoriamo all’opposto: massima trasparenza fin dall’inizio.
Inviare i documenti richiesti in tempi brevi, rispondere con prontezza alle richieste del consulente, evitare cambi di idea in corsa. La collaborazione è il miglior acceleratore.
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