Quando ci sono problemi seri, serve un piano serio
Verso fine di febbraio ci contatta il Signor Massimo, residente in provincia di Monza e Brianza. Lavora come dipendente in una piccola azienda edile di Cologno Monzese con appena 9 dipendenti. Ci racconta di avere vecchi debiti alle spalle, forse in sofferenza, e di voler ottenere un prestito tra i 10.000 e i 15.000 euro per sistemare la propria situazione finanziaria e far fronte ad alcune spese familiari.
Ci informa subito della sua segnalazione come cattivo pagatore. Gli chiediamo la busta paga e il CUD per formulare un primo preventivo, spiegandogli però un punto fondamentale: nei casi come il suo (dipendente di una piccola azienda edile con posizioni potenzialmente in sofferenza), il nostro intervento ha senso solo se può migliorare il merito creditizio, o quantomeno non peggiorarlo ulteriormente.
Due sofferenze e nessun ricordo degli istituti: inizia la fase investigativa
Massimo accetta di proseguire e ci firma le privacy per l’accesso alle banche dati. Scopriamo due posizioni in sofferenza, ma di importo gestibile. Tuttavia, le banche dati a cui abbiamo accesso come operatori non riportano mai il nome degli istituti di credito a cui fanno capo le sofferenze. Queste informazioni sono visibili solo quando le banche dati vengono interrogate direttamente dal consumatore.
Chiediamo a Massimo se ricorda i nomi degli istituti, ma non se li ricorda. Succede più spesso di quanto si pensi. Con il suo aiuto, consultiamo ulteriori banche dati che ci restituiscono i nomi in chiaro: due grandi banche nazionali. Li contattiamo per chiedere i dettagli delle posizioni, ma entrambe ci rispondono di aver ceduto il credito a società di recupero crediti, rifiutandosi però di dirci a chi.
Solo grazie all’intervento diretto di Massimo, che scrive personalmente agli istituti, riusciamo a ottenere i nomi delle due società incaricate del recupero.
Trattativa saldo a stralcio e istruttoria in parallelo
Contattiamo le due società e chiediamo il dettaglio aggiornato dei debiti. Una volta ricevuti gli importi, formuliamo — con l’autorizzazione di Massimo — una proposta di saldo a stralcio. La proposta iniziale non viene accettata, ma con una trattativa mirata riusciamo a ottenere uno sconto complessivo di circa il 30%.
In precedenza, l’azienda di Massimo si era dimostrata sorprendentemente efficiente: ci aveva fornito il certificato di stipendio in poche ore. E Massimo? Perfetto. In un solo giorno ci aveva inviato tutta la documentazione completa.
Questo ci permette di procedere senza perdere tempo: inviamo la pratica in delibera il 28 febbraio, riceviamo l’approvazione il 7 marzo e il 13 marzo il bonifico viene accreditato sul conto di Massimo.
Un risultato concreto: debiti risolti e liquidità disponibile
Massimo ha ottenuto un prestito di circa 18.500 euro. Circa 10.000 euro sono stati impiegati per chiudere le due sofferenze con saldo a stralcio, con un risparmio immediato del 30% rispetto al debito iniziale. Un risultato concreto, che ha evitato due potenziali pignoramenti e le relative conseguenze economiche.
Il resto, circa 8.500 euro, è stato liquidato direttamente a Massimo per affrontare le sue esigenze familiari.
Cosa possiamo imparare da questo caso
- Anche se sei segnalato, lavori in una piccola azienda edile e non ricordi nemmeno con chi hai i debiti, si può fare qualcosa. Ma serve un intervento serio.
- La collaborazione del cliente è decisiva: senza l’aiuto diretto di Massimo, non avremmo potuto individuare le società di recupero né trattare il saldo a stralcio.
- Un consulente esperto non si limita a fare i conti: indaga, tratta, risolve. Ma ha bisogno del supporto pieno del cliente.
- Quando si parte con trasparenza e con un obiettivo chiaro, anche una pratica difficile può diventare una storia di successo.
In Finimprest ci prendiamo carico delle pratiche complicate. Ma per ottenere risultati, serve un cliente che ci dia davvero fiducia.
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Per motivi di privacy, il nome del cliente in questo articolo è stato volutamente modificato.